La genesi di un nuovo prodotto: intervista all’arch. Marco Scarpa

Come sono nate le pavimentazioni tessili di Micheletto? Per rispondere alla domanda abbiamo intervistato l’architetto Marco Scarpa che ha elaborato il progetto di riqualificazione e inclusione del parco di Piazzale Collodi, nel Comune di Dolo (VE) e dalla cui idea è nato il prototipo del Pied-de-Poule e una futura evoluzione di questa soluzione.

Quando è avvenuto l’incontro con Micheletto e come è nata l’idea delle pavimentazioni tessili?

Foto Arch. Marco Scarpa durante la video intervista

Per rispondere devo fare una premessa. Nel 2018 vengo incaricato dal Comune di Dolo per affinare una strategia di riqualificazione delle aree verdi urbane: quelle che solitamente nascono da parametri urbanistici.

Spesso succede che si costruisce di qua, si costruisce di là, poi alla fine tra una costruzione e l’altra ti rimane un pezzettino di verde che diventa automaticamente verde pubblico, parco urbano.

Scelta una quindicina di questi “parchi” dall’Amministrazione, io a mia volta ne ho scelti sette per i quali costruire una strategia di riqualificazione.

Mi sono posto due obiettivi principali: da un lato pensare a un modo per ridurre i costi di gestione e manutenzione, dall’altro dare un senso a questi luoghi.

Panchina, verde, lampione, ecc. non fanno un parco, occorre conferire un senso partendo dalla targetizzazione di questi spazi: dare ad alcuni segmenti di popolazione uno spazio studiato appositamente perché possa diventare un punto di riferimento urbano.

Si parte con un progetto pilota che è il Parco Collodi. Target: i bambini da zero a dieci anni. Quando ho preso in considerazione la pavimentazione ho conosciuto l’azienda Micheletto.

Nella finalità di ottimizzare i materiali e i costi di manutenzione dei parchi, ho pensato che la pavimentazione autobloccante potesse essere molto comoda perché se si danneggia un pezzo lo sostituisco, se devo fare integrazioni impiantistiche o quant’altro, non devo distruggere una gettata.

Insomma si tratta di una soluzione flessibile, dinamica, economicamente vantaggiosa. Micheletto mi propone una serie di prodotti, tra questi individuo nel BIG una bella soluzione.

E grazie a questa prima applicazione sono nate le pavimentazioni tessili?

Infatti. Per me ogni progetto è un’occasione per provare a fare qualcosa di diverso. Mi sembrava banale e quindi un peccato posare questo BIG a scacchiera o con ordinarie soluzioni a uno, due o tre colori.

Siccome si parlava di uno spazio per bambini, in ogni camera per bambini c’è un tappeto, un elemento pratico e allo stesso tempo riconoscibile, che serve a creare un ambito circoscritto.

Abbiamo iniziato quindi a ragionare sul progetto come se vi fossero dei tappeti, ossia il tappeto verde, il tappeto tecnico (l’asfalto) e il tappeto hard (pavimentazione).

Pensando ai tappeti mi è venuto in mente un fantastico tappeto di Anni Albers, una designer del periodo Bauhaus, che realizzava dei tessuti meravigliosi: si trattata di un intreccio di elementi macro scalari come il BIG e quindi ho utilizzato il BIG come un intreccio di ordito e trama. In un certo senso “ho tessuto” l’autobloccante.

Pied-de-poule Pavimentazioni tessili Micheletto - 2

Interessante questo concetto di pavimentazione-tappeto…

Ho lavorato molti anni in Kazakistan, dove i tappeti vengono utilizzati molto. Il tappeto nasce in Medio Oriente e attraverso la Spagna approda in Europa.

Da sempre il concetto di tappeto è la definizione di uno spazio come soglia, come punto di passaggio e non come limite. Così la pavimentazione è un elemento di passaggio, di collegamento.

Queste soglie, questi spazi per me devono avere un significato, un senso che li caratterizzi.

Si è quindi realizzato qualcosa di nuovo con un prodotto standard, diciamo così.

Con un prodotto standard e con a disposizione i colori della palette. Ho fatto una ricerca e nessuno al mondo aveva disegnato un tappeto di Anni Albers con delle pavimentazioni autobloccanti, ma neanche con asfalto o getti di cemento.

Naturalmente è un’interpretazione del disegno della designer, ci si fa ispirare. Non ho fatto nulla di geniale, ho solo associato due cose: un connubio a cui nessuno aveva pensato fino a quel momento.

L’uso dei colori è stato importante per creare la soglia del pericolo. In questo caso la quadricromia: bianco, giallo, grigio e grigio scuro.

Il bianco e il giallo individuano le zone di tranquillità; man mano che ci si avvicina alla strada, i colori diventano più scuri, in modo da avere una fascia grigia scura per definire il pericolo maggiore.

Che feedback avete avuto riguardo a Parco Collodi?

L’inaugurazione è stato un successo e ho saputo che successivamente le persone hanno preso in consegna questo spazio, se ne prendono cura come se fosse loro.

L’amministrazione comunale non ha speso un euro per la manutenzione o la pulizia delle panchine, eccetto il taglio dell’erba.

La gente del circondario ha sentito questo spazio come un’estensione della loro casa, ed è proprio questo che lo spazio pubblico dovrebbe essere: un ambiente in cui le persone si incontrano fuori da casa, ma dove si sentono a casa.

Per i progetti Parco Caduti di Nassiriya e Parco di Via Dauli nasce invece il Pied-de-Poule, giusto?

Esatto. Ogni parco, in base ad alcuni elementi, doveva essere riconoscibile dal suo target. Per cui ho realizzato vari disegni di pavimentazioni, tra cui anche il tartan.

Il Pied-de-Poule è un tessuto un po’ desueto, che ricorda i tempi passati e lo avevo scelto per quei ambiti un po’ più soft, dove la gente si incontra, chiacchiera, cerca di passare le giornate al fresco.

Una mattina mostrai tutti questi disegni a Stefano Micheletto, titolare dell’azienda. Ad essere sincero pensai che si mettesse a ridere e invece è stato entusiasta della cosa, dicendomi che era un bellissima idea.

Aveva visto nell’idea del Pied-de-Poule un modo per qualificare e valorizzare il design delle pavimentazioni autobloccanti. Da lì a qualche mese uscì il primo campione.

Il Pied-de-Poule era previsto sia per il Parco Caduti di Nassiriya, pensato come un luogo di aggregazione tra culture, età, religioni, esperienze e quant’altro, sia per il Parco in via Dauli.

In quest’ultimo caso l’intervento sarebbe stato sorprendente perché si sarebbe venuto a creare un giardino pensile urbano a totale gestione dei cittadini attraverso delle assegnazioni su richiesta.

C’erano due strade: l’orticoltura, tipo gli orti sociali, però fatto in cassetta, ossia ognuno aveva quattro o cinque cassette su questo piazzale, che è il tetto di un parcheggio comunale abbandonato; in alternativa vi era la possibilità di dare gli spazi in concessione ai cittadini, che abitavano vicino al piazzale nelle case dell’Ater e hanno difficoltà economiche.

L’idea era di creare queste vasche per la produzione di fiori da vendere ai fioristi del cimitero, i quali stanno a venti metri di distanza dal parco.

Per quanto poco fossero stati venduti questi fiori, in ogni caso si sarebbe creato un meccanismo economico-sociale. A mio avviso queste sono delle strategie sociali che la politica deve iniziare a prendere in considerazione.

Sembrano cose folli, stupidaggini, ma sono iniziative che riportano al valore delle piccole cose quotidiane e che motivano le persone a sentire certi spazi come propri. Peccato che questi due progetti siano rimasti sulla carta.

Per quali motivi i due progetti non sono andati in porto?

Purtroppo è venuto a mancare il Sindaco di Dolo. Con le nuove elezioni diventa Sindaco il precedente vicesindaco, che però ha intenzioni completamente diverse e la nuova Giunta perde interesse per questo tipo di progetto.

Sono ancora rammaricato del fatto che non si sia proseguito, visto i risultati ottenuti con il progetto pilota di Parco Collodi.

Anche nel Pied-de-Poule vi è il concetto di tappeto…

Certo. Come ogni altra pavimentazione tessile è un tappeto, ossia una soglia di passaggio da… a…, ma non si ha un confine, una cesura: è un punto di contatto.

Si possono ottenere pavimentazioni tessili da un prodotto standard, si è arrivati a soluzioni customizzate come il Pied-de-Poule, vi saranno altri sviluppi in futuro?

L’azienda Micheletto crede in queste soluzioni grazie alle quali si è mostrata la versatilità dei prodotti proposti. Con questa soluzione abbiamo aperto a una gamma molto più ampia di applicazioni.

Del Pied-de-Poule si può forse dire che è un prodotto molto caratterizzato, per cui si è proceduto a una sua scomposizione al fine di tirare fuori un elemento base, un’unità metrica di riferimento.

In altre parole si è giunti a individuare una matrice con cui poter disegnare diverse pavimentazioni, tra cui il Pied-de-Poule stesso.

Un nuovo prodotto chiamato Matita (foto in basso), che a breve sarà presentato al mercato e che continua ad essere vicino al tema tessile.